venerdì 11 marzo 2011

ROMANTICISMO


Premessa storica
La rivoluzione francese e la successiva epopea napoleonica, che avevano profondamente mutato i rapporti fra gli stati e, all'interno di questi, fra le classi sociali, costituivano nella stesso tempo una conseguenza e una negazione del pensiero illuministico:
a) una conseguenza, in quanto la richiesta di partecipazione politica e di giustizia sociale era stata il tema costante del dibattito politico dell'età dei "lumi";
b) una negazione, perché la violenza rivoluzionaria contraddiceva apertamente la diffusa aspirazione dei "philosophes" ad un progresso graduale e inarrestabile, da realizzarsi pacificamente attraverso le riforme.

In questo senso la filosofia illuminista, di cui pure non si potevano disconoscere i meriti, sembrava aver esaurito la sua funzione storica: la ghigliottina, il Terrore, gli odi di parte, la guerra avevano rivelato la presenza nell'uomo di una carica emotiva e istintiva non illuminata, né tanto meno dominata, dalla ragione. L'importanza di quest'ultima appariva drasticamente ridimensionata dalla lezione della storia, la quale di mostrava, per contro, la straordinaria complessità della natura umana, nella quale la componente raziocinante si incontra, e più spesso si scontra, con le forze più oscure e profonde del sentimento.
II sentimento, più che la ragione, parve allora essere l'elemento fondamentale della personalità umana e nello stesso tempo il motore della storia e del progresso.

Sotto il profilo filosofico e artistico ne derivarono due conseguenze:
1) per quanto concerne il primo aspetto, l'Illuminismo, pur senza essere necessariamente ripudiato, venne superato in una nuova visione filosofica che poneva il sentimento e non la ragione, l'individuo e non la società al centro del mondo;
2) dal punto di vista estetico, si affermo una concezione dell'arte fondata sulla libera espressione dei sentimenti, che dovevano essere trascritti con la massima immediatezza e non più sottoposti al freddo lavoro della lima.
Ne derivava, di conseguenza, un'aperta polemica contro ogni forma di classicismo, di cui si rifiutavano i principali cardini, e soprattutto la tendenza tipica dell'arte classicista a sottomettere le passioni al controllo e al freno dell'intelletto. La convinzione che la poesia sgorgasse dall’immediatezza dei sentimenti portava con sé altre conseguenze, quali il rifiuto del principio di imitazione e l'insofferenza per ogni tipo di regola che, come le unità aristoteliche, tendesse a porre dei vincoli alla libera ispirazione.
La svalutazione dell'arte classica e rinascimentale, ritenuta insincera e artificiosa, si accompagnava ad una generale rivalutazione dell'arte primitiva, più spontanea e umana.

Alla Grecia classica, alla civiltà romana e al Rinascimento si contrapposero la Grecia arcaica e il medioevo; a Virgilio, a Petrarca e ai tragici francesi si preferirono Omero, Dante, Shakespeare, Ossian; alla poesia di cultura si oppose una poesia ingenua e fantastica.
L'insofferenza dei giovani intellettuali tedeschi per la filosofia illuminista (diffusa dai conquistatori francesi) e per l'arte classica (di origine mediterranea, e perciò lontana dallo spirito nordico) era il frutto di un orgoglio nazionale rinato in opposizione all'asservimento della Germania in conseguenza dell'occupazione napoleonica.
La mutata concezione dell'uomo e dell'arte andava di pari passo con una radicale revisione dei giudizi e degli interessi storici. Sul Medioevo, tradizionalmente considerato età di barbarie, quasi una lunga parentesi oscura fra due fasi di civiltà, si appuntarono allora gli interessi dei romantici per una serie di ragioni:
1) solo con la caduta dell'impero romano ebbe inizio quel processo che avrebbe portato, nel corso del Medioevo, alla formazione delle nazioni moderne;
2) il Medioevo fu un'età in cui vennero praticati e ammirati nobili ideali di vita, quali il coraggio, la lealtà e l'amore, e in cui si ebbe il definitivo affermarsi della religione cristiana;
3) fu in quest'epoca che le popolazioni germaniche si affermarono sulla ribalta della storia imponendosi sul mondo latino-mediterraneo (considerazione, questa, che soddisfaceva il rinato orgoglio nazionalistico).

Al concetto di individuo, unico e irripetibile nella peculiarità dei suoi sentimenti, si affiancò quello di popolo, anch'esso dotato di una inconfondibile identità determinata dalla comune esperienza storica dei suoi membri. I1 Romanticismo dunque scoprì - per dirla con il Salinari- l'importanza "del sentimento sul piano psicologico, del popolo sul piano sociologico, della nazione sul piano politico, della storia sul piano filosofico".
I1 distacco dall'Illuminismo appariva, anche in questo caso, netto: all'interesse per l'uomo in generale si contrapponeva quello per il singolo individuo, al cosmopolitismo il concetto di nazione, agli studi prevalentemente giuridici ed economici quelli storici.
La nuova concezione era destinata ad esercitare un’influenza assai rilevante sul piano politico poiché, venuta meno l'illusione di un generale progresso dell'umanità, si fece strada
la convinzione che ogni popolo dovesse essere libero di percorrere il proprio cammino e che si dovessero in qualsiasi modo abbattere gli ostacoli che a tale libertà si opponessero. Si trattava, in altri termini, della rivendicazione del diritto all’indipendenza nazionale, che fu accolta con particolare entusiasmo in quei paesi che, come la Germania e l'1talia, dovevano allora subire la dominazione straniera.

Non è possibile dare del Romanticismo una definizione globale poiché, in realtà, vi fu - come alcuni sostennero - più di un romanticismo; per meglio dire, questo movimento si manifestò
in forme differenti nei vari paesi, nei quali le diverse condizioni culturali e politiche portarono all'enfatizzazione di alcuni aspetti, magari a scapito di altri, cosicché, nell'insieme, può sembrare che la rivoluzione romantica abbia prodotto esiti incoerenti se non addirittura contraddittori fra loro.
In Germania e in Inghilterra, ad esempio, vi fu l'esaltazione dell'individualismo vitalistico, che porto alla nascita della figura del poeta-eroe, e di una concezione irrazionalistica che alimentò una letteratura sensibile al fantastico e al soprannaturale, alla religione e alla magia.
In Italia l'irrazionalismo tedesco ebbe scarso seguito, e si preferì piuttosto puntare su una cultura attenta agli aspetti concreti della realtà e su un'arte che avesse finalità educative, tanto che i romantici lombardi possono essere considerati, sotto molti aspetti, dei continuatori dell'Illuminismo, più che non degli avversari.
Dal punto di vista politico, in Francia e in Italia, alle chiusure conservatrici e spesso reazionarie di taluni esponenti romantici (Bonald, De Maistre) fecero riscontro il populismo di Victor Hugo e le istanze progressiste del gruppo del Conciliatore e, più tardi, del circolo Viesseux.
Irrazionalismo e realismo, chiusura individualistica ed esigenza di contatto con le masse, conservatorismo e spinta progressista: queste, ed altre, furono le contraddizioni, apparenti
o reali, che caratterizzarono la cultura romantica e che, precisandosi meglio, finirono per contrassegnare la storia del secolo XIX, dando vita alle opposte e ormai inconciliabili tendenze del Positivismo e delle filosofie irrazionalistiche, del Verismo e del Decadentismo, del populismo e dell'imperialismo; e cioè di quegli aspetti contrastanti che avrebbero alimentato per più di un secolo il dibattito artistico, filosofico e politico dell'età successiva. 

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